1 marzo 2019

Il settore biologico italiano continua la sua crescita: lo rilevano l’aumento dei produttori, soprattutto nel centro-nord, dei trasformatori e l’estensione della superficie, tanto che l’Italia si posiziona tra i primi Paesi per livelli di sviluppo del settore, come sottolinea Il Rapporto Bioreport 2017-2018 – L’agricoltura biologica in Italia, in cui è fotografata la situazione del comparto, numeri alla mano.

Favorita dall’avvio concreto dei PSR 2014-2020 e trainata dalle condizioni favorevoli del mercato, nell’indagine si sottolinea che la crescita del biologico prosegue anche nel 2017, sebbene a tassi inferiori rispetto al passato. Gli operatori, che nel complesso sono quasi 76mila, di cui l’88% produttori, risultano in aumento del 5,2% rispetto al 2016. Tuttavia, mentre i produttori crescono solo del 4%, i trasformatori aumentano dell’11%, con un +9% dei produttori-trasformatori, a dimostrazione che il processo di strutturazione della filiera biologica, già rilevato in passato, non si arresta.

Gli operatori aumentano in particolare al Centro-Nord (circa +13%), mentre si registra una leggera riduzione nel Mezzogiorno (-0,6%), con un’inversione di tendenza inedita per gli ultimi anni, vista la crescita continua di quest’area dal 2011, culminata con un +20% nel biennio precedente.

Anche per il numero degli importatori si rileva un incremento consistente che negli ultimi anni supera quello dei produttori, sebbene in valore assoluto gli importatori rappresentino solo lo 0,5% dell’insieme degli operatori del 2017; considerando l’ultimo quinquennio (2013-2017), in particolare, il numero degli importatori e cresciuto del 59%, mentre i produttori sono aumentati del 45%, segnale di un crescente ricorso all’acquisto di prodotti biologici esteri.

 

I produttori italiani, circa 68mila, coltivano una superficie pari a 1,9 milioni di ettari in aziende dalla dimensione media di 28,6 ettari, estensione più che doppia rispetto alla SAU media del complesso delle aziende registrata dall’ISTAT nel 2016 (circa 11 ettari, secondo l’indagine SPA). Il metodo biologico viene adottato su oltre il 15% della superficie agricola italiana – un’incidenza doppia rispetto a quella dell’Unione (dato 2016) – raggiunta grazie al considerevole aumento della SAU biologica nazionale avvenuto nel 2016 (+20% rispetto al 2015) e al successivo +6% (2017/16). La maggior parte della superficie bio e coltivata nel Mezzogiorno (il 64% circa), a cui seguono le regioni centrali con il 21% e infine il Nord con il 15%, area che ha tuttavia registrato gli aumenti maggiori negli ultimi due anni (+12% nel 2017/16 e +26% nel 2016/15) ma dove viene coltivato solo il 6,6% della SAU, di contro ai 19% delle regioni centrali e al 20% di quelle meridionali. Nonostante la leggera flessione, anche gli operatori si concentrano nelle regioni meridionali e insulari, con circa il 60% dei produttori e il 41% dei trasformatori.

A livello regionale, Lombardia e Veneto al Nord, l’Umbria al Centro, e la Campania nel Mezzogiorno, fanno registrare la maggiore crescita nell’ultimo biennio, sia per operatori che per superficie, ma sono Sicilia, Calabria e Puglia, nell’ordine, a tenere il primato per entrambi gli indicatori. Considerando la variazione di superficie nel biennio precedente (2015-2016), sono invece il Friuli Venezia Giulia, il Molise e la Campania a manifestare il maggiore interesse verso il biologico, visto che raddoppiano o triplicano la SAU dedicata, di contro ad un trend passato non sempre di rilievo, sebbene positivo. Alla base di tale crescita, oltre agli incentivi regionali, anche il mercato ha un ruolo di primo piano e non solo per la crescente richiesta di alimenti biologici da parte dei privati. La ristorazione pubblica contribuisce infatti ad incrementare la domanda e le iniziative avviate anche recentemente in alcune regioni lasciano intravvedere ulteriori margini per il settore, come in Friuli Venezia Giulia dove e stata da poco avviata la procedura per introdurre alimenti biologici nelle mense ospedaliere.

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