15 maggio 2020
Un’azienda storica del mantovano, che produce da decenni essenzialmente latte bovino destinato alla trasformazione in Grana Padano Dop, nel 2015 la scelta di convertirsi al bio, sia per la coltivazione dei terreni, sia per l’attività di allevamento: è la storia dell’azienda agricola Strale – Società agricola Srl, che ha sede a Roverbella, in Corte Strale ed è gestita da Giovanni Cena. L’azienda agricola è una dei partner del progetto Filbio, finanziato grazie al PSR Lombardia 2014 – 2020, cui partecipa come produttore di latte bio, destinato alla produzione del Grana Padano biologico.
Il titolare racconta i motivi legati alla scelta di conversione compiuta 5 anni fa. “Aderire sia alla agricoltura che alla zootecnia biologica per una gestione, funzionale dal punto di vista economico dell’azienda agricola e al tempo stesso rispettosa dell’ambiente, non ci è sembrata una semplice opzione ma una finalità – sottolinea – Un progetto che dimostra che un nuovo “stile di vita” è possibile. Uno stile rispettoso dell’ambiente, della conservazione delle biodiversità, delle diversità locali, delle risorse naturali, oltre che interessato alla qualità della vita senza gli sprechi che l’affannosa ricerca della produzione porta con sé”.
L’azienda
L’allevamento dell’azienda oggi conta circa 120 bovine da latte. La produzione di latte annua è di circa 12.000 quintali. Inoltre, una voce non trascurabile della produzione lorda vendibile è rappresentata dai bovini da vita e da macello, vacche da latte e vitelli. I terreni coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica sono asserviti quasi totalmente all’allevamento. Sulla superficie aziendale si producono essenzialmente foraggi e cereali sempre a destinazione zootecnica. L’azienda agricola possiede anche una fattoria didattica riconosciuta dalla Regione Lombardia e ha anche ricevuto recentemente la concessione dalla Provincia di Mantova per la produzione di energia idroelettrica utilizzando un’antica ruota di mulino.
A proposito della costituzione di una filiera biologica territoriale, Cena spiega che cosa vuol dire farne parte: “Fare parte di una filiera significa che tutte le fasi fondamentali della catena produttiva (allevamento e mungitura delle bovine, raccolta del latte, trasformazione in formaggio, stagionatura, confezionamento) si svolgono nella zona d’origine e sono garantite per il consumatore finale, in modo trasparente”.
Per la sua azienda questa trasparenza si esplicita in una gestione condotta interamente col metodo biologico.
In azienda stanno reintroducendo anche in parte l’allevamento di vacche di razza autoctona Bianca Valpadana, “utilizzata un tempo dai contadini e razza che la FAO ha inserito tra gli animali a rischio estinzione”, puntualizza Cena. Decisione dettata dalla convinzione che “sviluppo sostenibile è anche la conservazione della biodiversità e della cultura tradizionale locale”. “Il pregio di tale razza – aggiunge il titolare dell’azienda agricola – è che nei secoli si è adattata a vivere nel nostro territorio, sopporta il caldo estivo molto meglio delle pezzate bianco nere originarie dei paesi nordici, è più rustica e più longeva. E il suo latte, che ha una produzione limitata, è pregiato”.
Cena, guardando al futuro, si sofferma anche sull’evoluzione del mercato e sul ruolo delle imprese. “L’evoluzione dei gusti dei consumatori e quindi del mercato mostra chiaramente che in questi ultimi anni il consumatore è alla ricerca di prodotti sani, naturali e che abbiano buone proprietà nutritive quindi un prodotto di “nicchia” come Grana Padana Biologico pensiamo potrà essere una valida risposta a questo tipo di esigenze”. Il diffondersi di fake news non aiuta certo, spiega, ma il compito delle imprese “è remare in direzione opposta, dando spazio ai valori positivi attraverso una narrazione in cui emergono principi come condivisione e comunità”.
“Il consumatore attento e che si documenterà, col Grana Padano Biologico avrà quindi un nuovo termine di paragone che a ben vedere non teme confronti, prodotto in modo sostenibile, (non solo ambientale, ma anche sociale ed economico) senza uso di chimica sui terreni e sugli animali, utilizzando fieno e nessun insilato. Il risultato è un prodotto naturale al 100% e sano”, conclude Cena.